Negli Stati Uniti l’immagine e l’opinione pubblica sono tutto; tuttavia, basta poco per compromettere la reputazione aziendale. A distanza di un anno dallo scandalo di Cambridge Analytica, nel quale è emerso che durante la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016 le agenzie di marketing hanno utilizzato illecitamente i dati di 87 milioni di utenti Facebook, le conseguenze si fanno ancora sentire.
E così la CNBC ha appena pubblicato un articolo nel quale segnala le difficoltà di Facebook ad attrarre talenti in seguito allo scandalo e il conseguente deterioramento della loro “Employee Value Proposition”.
A essere colpita è in particolare la capacità di Facebook di fare pipeline di junior talent dalle Università americane: infatti si riporta che, rispetto al tasso di accettazione delle offerte del 2018 intorno al 85%, si è precipitati al 55% di quest’anno. Molto male a Pittsburg presso la Carnegie Mellon: il tasso di accettazione delle offerte Facebook ha toccato un imbarazzante 35%; praticamente solo tre giovani programmatori su dieci hanno accettato di iniziare la loro carriera in Facebook.
Trouble in paradise? Forse.. tuttavia ci fa riflettere su quanto l’EVP faccia la differenza sulla capacità di attrarre talenti in un’azienda. L’employee value proposition (EVP) non è altro che la capacità competitiva delle posizioni all’interno della nostra organizzazione rispetto ai ruoli similari offerti dai nostri competitori. E nonostante Facebook stia investendo parecchio per recuperare l’immagine persa, i dati sulle metriche di Talent Acquisition parlano chiaro.
Parallelamente anche Glassdoor evidenzia come la sensibilità da parte dei candidati durante le interviste presso Facebook ruoti oggi molto più attorno ad argomenti legati alla privacy; in sede di intervista le domande inerenti quest’argomento sono schizzate alle stelle. Diventa sempre più evidente che politiche di remunerazioni attrattive (salari, benefit e perks) non sono oramai più il principio guida nelle scelte di un eventuale nuovo lavoro.
Al contrario di ciò che ne pensa Guy Verhofstadt, a me l’intervento di Zuckerberg in difesa dei valori aziendali post scandalo presso il parlamento europeo è piaciuto. Non ha avuto probabilmente l’effetto sperato, tuttavia è stato l’ennesimo investimento per restaurare l’integrità aziendale in seguito allo scandalo. Potete vederlo per intero qui sotto.