A guardare bene negli ultimi anni sia con la carota che con il bastone c’e’ una spinta a tenere il più alla larga possibile qualsiasi forma di cinismo soprattutto all’interno degli ambienti di lavoro. Per esempio, il politicamente corretto sta diventando una forma coatta per barricarsi all’interno di discorsi, processi , comportamenti volti alla difesa di qualsiasi forma di sensibilità, riducendo attraverso l’introduzione di precise politiche e processi la componente “Umana” degli individui; andando a limitare quindi la possibilità di esprimersi o perfino prendere decisioni. Questo ci riduce ad una piccola limitata e circoscritta visione del mondo che sta iniziando ad ingessare la capacità di intrapresa delle organizzazioni di tutte le economie avanzate.
Non ho ancora capito se stiamo facendo le prove generali per quando sostituiremo le Risorse Umane con Risorse Robotiche , o semplicemente non ci stiamo accorgendo che il “trade-off” per un quieto vivere “politicamente corretto”, riducendo parresia e autarchia crea viscerali tensioni che esplodono con la fuga di talenti oppure ribolliscono con la creazione di sterili marionette che si chiudono alle relazioni ed a possibili nuovi orizzonti.
In poche parole: con l’introduzione di sofisticate sovrastrutture non istintive e non naturali , si riduce lo spirito di intrapresa , e quindi di conseguenza la capacità dell’individuo di performare.
Se Diogene il cane fosse qui oggi con il suo lanternino probabilmente ci insulterebbe parecchio, troppo spesso si perde di vista l’essenziale che è fattore primario per il successo e determinante per una cultura aziendale nella quale le persone si sentono veramente vive.